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"Delusione" Usa, "amarezza" Israele. Italia, rischio isolamento

Mike Pompeo adesso ha parlato ed ha scelto con cura le parole. Il Segretario di Stato Usa ha detto al Congresso di essere rimasto “deluso” dal fatto che l'Italia abbia aderito alla BRI. “L’interazione commerciale con la Cina non è chiara”, ha precisato, dichiarando poi ai media internazionali che “la Nuova Via della Seta non è nell'interesse a lungo termine dell'Italia”. Come noto, sabato scorso il leader cinese Xi Jinping e il Premier Giuseppe Conte hanno eseguito un MoU sul vasto progetto infrastrutturale, facendo dell'Italia il primo Paese del G7 a firmarlo. Secondo Corrado de Rinaldis Saponaro, segretario nazionale PRI (l’unica vera centrale politica filoamericana in italia), “Mike Pompeo non è un quisque de populo e le sue parole segnalano la necessità di ricucire con Dipartimento di Stato”. L’Italia è lanciata in una sgangherata quanto inconsapevole corsa verso il peggio del peggio. Il MoU con la Cina irradia scorie tossiche ancora prima di alcuna azione concreta. L’hashtag, inventato da Maurizio Crozza ma universalmente attribuito ad Alberto Forchielli è il tanto azzeccato quanto geniale #viadellasega. Gli strali lanciati all’indirizzo di Emmanuel Macron, accusato da politici dilettanti e giornaloni da attesa in barberia di collusione con la Cina, mostrano la confusione di pensiero generale. La Francia in un solo giorno ha venduto 30 miliardi di Euro di Airbus alla Cina, 1,5x l’export italiano verso la Cina in un anno. Parigi dimostra l’opposto dell’accusa; per trattare con Xi Jinping occorrono un apparato industriale, un sistema finanziario e un dispositivo militare, non un MoU. Macron subordina la mobilità cinese alla tecnologia francese, mentre a Roma la maggioranza grilloleghista si esalta all’idea di far viaggiare le arance in aereo fino a Canton, una cosa sconclusionata e inquinante come poche altre. La #viadellasega è una mulattiera di provincia. Il MoU con Pechino, ovviamente, non è l’unico passo falso in politica estera della maggioranza di governo. In settimana, il Consiglio per i diritti umani dell’Onu ha approvato una risoluzione di condanna contro Israele per “l’apparente uso di forza eccessiva contro i manifestanti a Gaza”. La risoluzione proposta dal Pakistan per conto dell’Organizzazione della conferenza islamica è stata votata dall’Italia, spingendo l’Ambasciatore d’Israele Ofer Sachs ad esprimere in una nota “amarezza rispetto alla decisione italiana”. Ancora una volta, i modi provocano sgomento nelle cancellerie internazionali. Haud facile astutus fallit astutum. Visitare lo Yad Vashem con una yarmulke in testa (e annessa dichiarazione anti Hezbollah) e poco dopo votare al Palazzo di vetro una risoluzione pro Hamas non equivale a dare un colpo al cerchio e uno alla botte. Ma più prosaicamente ad infliggere un solo colpo alla credibilità internazionale del Paese e certificare la perdita di direzione strategica. Sul piano geostrategico, ai tempi di Marco Polo, l’alleanza di Venezia con la Cina dei Mongoli serviva infatti anche a demolire il Califfato Abbasside di Bagdad... Mentre oggi, un altro giorno passa e siamo più soli nel mondo multipolare. Amicus omnibus, amicus nemini.


Bepi Pezzulli

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