Habemus Papam, è proprio il caso di dirlo. Nella notte tra sabato e domenica, il Presidente Joe Biden e lo speaker repubblicano Kevin McCarthy hanno finalmente raggiunto un accordo sul tetto del debito pubblico. Sebbene il testo debba passare, mercoledì, dall’esame della Camera prima e dl Congresso dopo, c’è fiducia, da entrambe le parti, che si sia scongiurato lo spettro del default, previsto a partire dal 5 giugno. Si chiude nel migliore dei modi una trattativa estenuante, che si è protratta da gennaio di quest’anno e, che la settimana scorsa, ha registrato un crescente nervosismo dei mercati finanziari.
L’accordo sospende il tetto del debito sino al 1° gennaio del 2025, eliminando, in questo modo, un potenziale terreno di scontro durante l’imminente campagna presidenziale del 2024. Sarà, infatti, la nuova amministrazione a confrontarsi con il congresso sull’indebitamento pubblico.
L'accordo che il presidente Biden e McCarthy hanno negoziato è certamente meno restrittivo di quello siglato, nel 2011, dal presidente Obama e l’allora speaker repubblicano Boehner. L'economia americana è, inoltre, condizioni migliori, se paragonata a quella immediatamente successiva alla crisi dei sub prime. Ciò ha spinto molti economisti a ritenere che è assai improbabile che l'accordo infligga all’economia il danno cagionato dall'accordo del 2011 e che, paradossalmente, il nuovo contenimento della spesa possa persino aiutarla.
Nello specifico l’accordo prevede che le spese pubbliche, ad eccezione di quella sulla difesa, rimarranno flat per l’anno in corso e il 2024, aumentando solo dell’1% dal 2025. Le spese per la difesa, invece, avranno un cap, per il 2024, di 886 miliardi di dollari, con un aumento del 3.3% rispetto al 2023. Un punto quest’ultimo molto a cuore all’attuale amministrazione che, sin dall’inizio delle negoziazioni, si è battuta molto affinché il budget venisse alzato per sostenere anche gli aiuti ucraini.
Non sono stati apportati tagli alle spese mediche per i veterani, incluso le spese per l’esposizione a sostanze tossiche, il c.d. Pact Act. Su questo punto il presidente Biden è stato irremovibile, dato che una delle cause che hanno causato il tumore al cervello del figlio Beau, morto nel 2015, a soli 46 anni, è stata l’esposizione a sostanze tossiche durante gli anni in cui ha prestato servizio in Iraq.
Il presidente ha dovuto cedere alla richiesta dei repubblicani di modificare alcuni criteri per accedere ai buoni pasti, Supplemental Nutrition Assistance Program (SNAP). Allo stato attuale un adulto, in età compresa tra i 18 ed i 49 anni, ha diritto a tre mesi di buoni pasto per ogni 3 anni di lavoro. È prevista, inoltre, un’eccezione per alcune categorie più vulnerabili (veterani e homeless) e per coloro che abbiano un lavoro part-time (20 ore settimanali). Non sono previsti obblighi lavorativi dopo i 50 anni. L’accordo ha innalzato l’età massina a 54 anni, con la conseguente applicazione dei suddetti requisiti lavorativi. I repubblicani hanno, inoltre, chiesto ed ottenuto il recupero di alcuni fondi anti-Covid, pari a circa 30 miliardi di dollari, che il Congresso aveva approvato per rispondere alla pandemia ma che non erano stati spesi. Un successo per i repubblicani è stata la riduzione del budget per l’agenzia delle entrate americane (IRS) di ben 10 miliardi di dollari. Il taglio, accompagnato da un pressing costante da parte di McCarthy & co, ha visto, altresì, l’impegno del presidente a non aumentare le tasse e non vararne di nuove. Una doppia vittoria, quindi, per il Gran Vecchio Partito (GOP), storicamente particolarmente sensibile all’argomento. Infine, nonostante le pressioni repubblicane, il presidente è riuscito a lasciare invariato sia il piano sull’ambiente, Inflation Reduction Act (IRA), sia il condono sui debiti universitari.
Soddisfazione da entrambe le parti per l’accordo raggiunto. In un messaggio su Twitter, McCarthy ha scritto: “l’accordo è un atto di responsabilità per i nostri figli. In considerazione di un governo diviso e di ciò che è richiesto dai nostri principi”. Gli ha fatto eco il presidente dichiarando che “l'accordo protegge le mie priorità e i risultati legislativi miei e dei democratici al Congresso”, concludendo “l'accordo rappresenta un compromesso, il che significa che non tutti ottengono ciò che vogliono. Questa è la responsabilità di governare”.
Di FRANCESCO RIZZO MARULLO
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