di Niram Ferretti
Italia Atlantica ha incontrato a Roma, in occasione del suo recente viaggio in Europa, Daniel Pipes, storico, autore e presidente del think tank Middle East Forum.
Daniel Pipes, uno dei più noti studiosi di Medio Oriente e di islamismo a livello internazionale ha scritto ampiamente in merito all’affermarsi in Europa dei partiti di estrema destra, che non vede come una minaccia per la democrazia ma, al contrario, come una opportunità per contrastare una minaccia ben maggiore, quella dell’islamizzazione delle società occidentali.
Professor Pipes, partiti civilizzazionisti è il nome con cui lei preferisce definire i partiti che in Europa sono considerati di estrema destra, sostenendo che il loro comune denominatore sia quello di preservare la civiltà occidentale dalla minaccia islamista. Li reputa l’unico scudo contro la trasformazione di civiltà?
No, non sono gli unici. Ci sono altri partiti come il Partito delle Libertà in Austria e i socialisti democratici in Danimarca. Ma senza l’apporto dei partiti civilizzazionisti, gli altri partiti non si sentirebbero spronati ad agire. In quei paesi dove i partiti civilizzazionisti sono troppo deboli, come nel Regno Unito, dove l’UKIP ha ottenuto un mero 3 per cento dei voti il mese scorso, la sfida non esiste e la civiltà occidentale è meno protetta.
La Lega domina già il governo italiano e ha ottenuto il 34 per cento dei voti alle elezioni europee di maggio, conferendo al parlamento europeo una sostanziale pluralità. La politica sull’immigrazione è una componente sostanziale del suo successo. Come valuta questa politica?
La politica della Lega è focalizzata sui i migranti illegali e ha due componenti sostanziali: tenerli fuori dall’Italia e espellere quelli che si trovano già sul territorio. La riduzione del 97 per cento nei migranti che giungono in Italia via mare rappresenta un successo rilevante che ha notevolmente incrementato la popolarità della Lega. Non ho trovato numeri attendibili su i migranti illegali che hanno lasciato l’Italia, ma mi è stato riferito che a grandi linee tra i 350,000 e i 500,000 si sono trasferiti in altre parti dell’Europa. In altre parole, hanno recepito il messaggio che in Italia non sono i benvenuti. Se questi numeri sono corretti, indicano un risultato ragguardevole. Detto ciò, sarà molto più difficile espellere i migranti illegali rimasti.
La Russia è vista molto di buon occhio da alcuni dei partiti di estrema destra europei, tra cui Fidsez in Ungheria, il Partito della Libertà in Austria, il Rassemblement National in Francia e la Lega in Italia. Quali sono gli obbiettivi di Vladimir Putin e quali sono le conseguenze di questo legame?
Putin incoraggia lo scetticismo civilizzazionista nei confronti dell’Europa e anche l’ampio dissenso che lo accompagna. I civilizzazionisti apprezzano il suo sostegno, spesso finanziario, in un periodo in cui praticamente tutto l’establishment cerca di marginalizzarli. Spero che si tratti di una alleanza transitoria.
E’ d’accordo con Manfred Gerstenfeld che, “Nessuna organizzazione in Europa può gareggiare con il Partito Laburista nella sua promozione dell’odio antisemita”?
Sono d’accordo, anche se Podemos, in Spagna, è ancora più tossico.
Molti dei leader ebrei europei vedono i partiti civilizzazionisti come la principale fonte dell’antisemitismo, anche se la maggioranza di questi partiti, in modo particolare l’AfD in Germania e il Partito per la Libertà in Olanda, esprimono un sostegno chiaro e forte per Israele. Quale è la causa del loro atteggiamento?
I leader ebrei si aggrovigliano dentro a dei nodi mentre affermano questa cosa senza senso. Per fare un esempio surreale, prenda la magnifica esposizione fatta da Orit Arfa del tentativo da parte dell’AfD di bandire Hezbollah. I leader ebrei condannano i partiti civilizzazionisti, da una parte in modo da potere continuare ad avere accesso ai fondi governativi, dall’altra, a causa dell’idea errata che il civilizzazionismo assomigli al fascismo degli anni ’30.
In Francia gli ebrei vengono uccisi dagli islamisti solo perchè sono ebrei. Ricordiamoci le stragi di Tolosa e Montauban, il massacro all’Hyper Kosher e gli omicidi di Ilan Halimi, Sarah Halimi e Mireille Knoll. Gli ebrei hanno ancora un futuro in Francia?
No, non ce l’hanno. In parte a causa della violenza che lei sottolinea ma è anche la conseguenza della marginalizzazione causata dalla discriminazione da parte della sinistra e degli islamisti. E’ interessante rilevare che oggi gli ebrei francesi non solo cercano rifugio in paesi lontani come Israele e gli Stati Uniti, ma anche in Ungheria.
Nel 2004, Robert Wistrich scriveva che l’antisemitismo europeo contemporaneo “E’ cresciuto esponenzialmente in quelle società come la Francia, il Regno Unito, la Germania, l’Olanda, il Belgio e la Svezia, dove le comunità musulmane sono cresciute in modo rapido negli ultimi anni”. Che cosa si può fare, se si può fare qualcosa, per fermare questa tendenza?
La cosa più facile da fare è impedire agli islamisti l’accesso a questi paesi, una cosa per la quale mi sono adoperato nel contesto americano. E’ molto più difficile imporre il controllo sulle società separate musulmane con le loro zone off limits, sulle scuole musulmane, le corti e il commercio e le loro attività illegali, dalle mutilazioni genitali femminili allo spaccio di droga. Questo controllo non dovrebbe essere imposto solo a favore degli ebrei ma a vantaggio della civiltà occidentale.
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