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L'impatto della pandemia sulla geopolitica

Qualche fredda, realistica riflessione sull'impatto della pandemia sugli equilibri geopolitici e globali, nell'ottica di Italia Atlantica.


1) L'offensiva propagandistico-sanitaria sino/sovietico (secondo Domenico Arcuri)/cubana imperversa con grande risalto mediatico e favore nell'opinione pubblica, impaurita e disorientata. È inutile definirla strumentale e subdola: di tratta di realpolitik, nell'accezione kissingeriana, agevolata anche dalla gestione, non proprio lineare e convincente, della crisi da parte di Donald Trump e Boris Johnson nella sua prima fase. Ancora più maldestro e controproducente, nelle attuali condizioni italiane, è citare "fonti" circa presunti malumori (e possibili "ritorsioni"!) di Washington nei confronti della deriva italiana. Invece è opportuno e coraggioso l'appello di AmCham al POTUS per la rimozione delle sanzioni e per il rilancio della collaborazione transatlantica!


2) Sul versante europeo colpisce invece l'inattesa flessibilità tedesca (da Ursula von der Layen a Angela Merkel e Isabel Schnabel, con la benedizione dell'asse Steinmeier-Mattarella) su tutto il fronte delle politiche monetaria, fiscale e della concorrenza (inclusa la riabilitazione del finora demonizzato aiuto di stato).

Era scontato l'appoggio di Emmanuel Macron in evidente difficoltà, ma la fulminea evoluzione tedesca è rivelatrice di analoghi, se non maggiori, problemi per varie filiere dell'economia di Berlino per l'effetto cumulativo di fattori su scala europea e mondiale. Per l'Italia si tratterà di "spendere" la ritrovata flessibilità con un approccio sistemico e non solo di assistenza all'emergenza e/o alle numerose, fameliche "tribù" in agguato.


3) In prospettiva, l'Occidente avrà bisogno di una nuova versione del Piano Marshall, ovviamente aggiornata e riequilibrata rispetto al 1947, capace di costruire un'area di crescita e di sviluppo sostenibile estesa all'Africa ed all'Asia e capace di contenere e ridimensionare l'aggressività cinese sui mercati.


Sono convinto che questo debba essere il nuovo Mantra di ItaliaAtlantica in attesa di conoscere l'esito delle Presidenziali del 3 novembre: qualunque esso sia, la strada di un colossale New Deal è preannunciata dalle misure di sostegno "illimitato" adottata dall'Amministrazione in chiave neo-keynesiana. Sarà pertanto cruciale un'attiva diplomazia economica, europea ed italiana, propositiva e lealmente concreta verso il Congresso, la business community ed i media americani.


Sergio Vento

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