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Negoziato commerciale: BoJo una soluzione per ogni problema; Barnier due problemi per ogni soluzione

Aggiornamento: 11 mar 2022

Il secondo tempo della Brexit è iniziato. Con la pubblicazione contemporanea del mandato a negoziare a Londra e Bruxelles, si è aperta la partita sul futuro assetto delle relazioni commerciali tra UK e UE. I titoli di testa del film annunciano un noioso déjà vu. Da un lato, c'è la costruzione immaginativa del futuro; dall'altro la difesa testarda dello status quo. La strategia britannica è geniale e pragmatica: Boris Johnson vuole un ventaglio di accordi settoriali, uno per ciascun capitolo industriale. La strategia europea è burocratica e formale: Michel Barnier vuole un accordo di libero scambio a tariffe zero e quote zero. Il Primo Ministro offre una soluzione per ciascun problema. Il negoziatore capo europeo si prepara a mettere sul tavolo due problemi per ciascuna soluzione.

La proposta britannica per una serie di accordi settoriali è basata sul fatto che su un'ampia gamma di temi esiste già una convergenza definita, con una differenza di posizione tra le parti minima. Sulla mobilità professionale Londra offre accesso al mercato del lavoro UK dietro concessione di visto e l'UE chiede un visto di lavoro unico per tutti gli stati membri; su trasporti, protezione e trasmissione dei dati personali, tutela della proprietà intellettuale e sulla co-operazione giudiziaria e di polizia, l'allineamento è pieno o la distanza tra le parti è minima; su aerospazio e difesa c'è l'accordo sulla partecipazione UK ai programmi UE. Infine, entrambi i contraenti intendono devolvere le dispute legali ad un organismo terzo, presumibilmente una corte arbitrale. Su queste materie, sarebbe possibile formalizzare gli accordi in tempi rapidi e ridurre le frizioni. Ma l'UE insiste per un accordo omnibus.

Le differenze sorgono in tema di pesca, energia e di servizi (compresi i servizi finanziari), poiché Bruxelles insiste sull'allineamento normativo, per prevenire una perdita di competitività del blocco nei confronti dell'UK. Il problema è che le richiesta della Commissione UE non sono in linea con la realtà del potere contrattuale. A dispetto della retorica e della propaganda eurolirica, è Londra ad avere in mano le carte migliori e Boris farà pesare tutte le sue ragioni.

Il deficit commerciale britannico nel 2018 è stato di 66,4 miliardi, di cui 94,3 miliardi di sterline per il commercio di beni, compensati dal surplus sul commercio di servizi per 27,9 miliardi di sterline. Poichè solo le merci sono soggette a tariffe qualunque accordo di libero scambio "a tariffe zero" andrebbe a beneficio degli esportatori dell'UE verso l'UK più che degli esportatori UK verso l'UE. Insistendo sull'allineamento normativo, l'UE prende una posizione avversa ai propri interessi e a quelli delle sue imprese multinazionali.

Le esportazioni UK verso i paesi dell'UE sono cresciute più lentamente negli ultimi anni rispetto alle esportazioni britanniche verso i paesi extra-UE. Tra il 2008 e il 2019 le esportazioni (beni e servizi) verso l'UE sono aumentate del 36%, mentre le esportazioni verso i Paesi extra-UE sono aumentate del 63%. I paesi dell'UE hanno accesso collettivo ai paesi extra-UE sulla base delle regole del WTO, mentre i paesi extra-UE hanno accesso individuale ai paesi dell'UE anche senza accordi preferenziali. Nota giustamente Ruth Lea che "l'idea che l'accesso al mercato unico sia in qualche modo un grande privilegio, che deve essere guadagnato, è una sciocchezza. Fa parte della narrazione dell'UE, che ha toni un po' mistici", rilevando inoltre che "la quota delle esportazioni britanniche verso i mercati dell'UE è in declino secolare, riflettendo la crescita strutturalmente lenta dell'UE". Quasi il 50% delle esportazioni britanniche (beni e servizi) è stato destinato all'UE nel 2008; nel 2019 era sceso al 40%. E questo declino è destinato a continuare, date le scarse prospettive di crescita dell'UE. L'UE non è al centro del mondo, se il punto d'osservazione è a longitudine zero.

Il Segretario al Commercio Liz Truss e il Foreign Secretary Dominic Raab hanno da tempo lanciato l'offensiva Global Britain per allineare l'UK con le aree dell'economia mondiale in più rapida crescita. Per farlo, Londra punta sull'innovazione. Sajid Javis prepara il budget con un'economia forte, migliore di quella UE anche durante i recenti periodi di incertezza Brexit. Il Cancelliere dello Scacchiere ha dichiarato di essere pronto ad accendere il turbo, e questo implica sfruttare al massimo l'opportunità di migliorare la regolamentazione interna e renderla più competitiva. Un accordo con l'UE è nelle carte solo se in linea con questa visione. Fere libenter homines id quod volunt credunt.


Redazione Italia Atlantica

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