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Nel negoziato Brexit la priorità è salvare la faccia

Aggiornamento: 11 mar 2022

Con la nonchalance di chi pensa di avere il mondo in pugno, Boris Johnson ha dichiarato che le possibilità di un accordo Brexit sono le stesse di una eclissi lunare. Nell’incontro con la stampa al vertice del G7 in Francia appena concluso, ha spiegato che "tutto dipende dai nostri amici e partner dell'Ue". Quando gli è stato chiesto di stimare le probabilità ha detto: "Penso che sarà un'occasione da o la va o la spacca. Ma siamo pronti a uscire senza un accordo". In risposta, Donald Tusk ha offerto il calumet della pace, asserendo per la prima volta che l'Ue è aperta ad alternative sul backstop. Tusk ha però ribadito la posizione dell'Ue secondo cui qualsiasi alternativa al backstop irlandese deve essere "realistica" e "immediatamente operativa". Il Primo Ministro ritiene che il Regno Unito "può facilmente far fronte" ad uno scenario hard Brexit. Forte di un parere dell’Avvocato Generale dello Stato Geoffrey Cox, Boris Johnson ha alzato il tiro. Se non si raggiungerà un accordo – ha ammonito – il conto per il divorzio da 39 miliardi di sterline concordato con l'Ue non sarà più "legalmente dovuto". Gli avvocati della Corona hanno calcolato che solo 7 miliardi di sterline su 39 sono pagabili se il Regno Unito lascia l'Unione Europea senza un accordo. La cifra di 39 miliardi di sterline fa parte del Withdrawal Agreement siglato da Theresa May nel novembre scorso e respinto tre volte dalla Camera dei Comuni. Intanto Downing Street ha confermato che non nominerà un candidato alla carica di commissario europeo, per mezzo di una lettera a Commissione e Consiglio a firma di Sir Tim Barrow, capo della delegazione del Regno Unito nell'UE. Terminato il G7, Boris Johnson ha inviato lo sherpa Brexit David Frost a Bruxelles per offrire soluzioni alternative al backstop. Frost aveva tenuto una prima serie di incontri all'inizio di questo mese e il suo secondo viaggio segue una serie di colloqui bilaterali di Boris Johnson con Angela Merkel ed Emmanuel Macron. Nei corridoi di Rue de la Loi circola un cauto ottimismo. Secondo i funzionari di Palazzo Berlaymont Johnson è seriamente intenzionato a cercare un accordo e si muove in sintonia con il Presidente della Commissione Ue Ursula von der Leyen. "Si è rivelato serio, ben informato e, contro le nostre prime impressioni, vuole un accordo". "Ha spostato gli equilibri", ha detto un diplomatico europeo di alto livello, confidando che molti a Bruxelles, non soltanto la Germania (già tecnicamente in recessione e preoccupata per l’export manifatturiero), ma anche Lussemburgo, Olanda, Estonia, Cipro, Malta, Romania, sono disposti a compromettere sul confine in Irlanda per non danneggiare i rapporti politici e commerciali con Londra. Le diplomazie dell'Unione europea stanno lavorando alacremente ad una soluzione. Un piano riservatissimo ma seriamente in esame vedrebbe la portata del backstop ridimensionata e limitata ai soli prodotti animali e vegetali. Per evitare i controlli doganali alla frontiera, la proposta prevede una rete di "Centri commerciali Eu" nel Regno Unito e in Irlanda, ma lontano dalla frontiera, nei quali transiterebbero tutte le merci destinate rispettivamente all'Ue o al Regno Unito attraverso l'Irlanda del Nord, per cui tutte le formalità doganali, compreso il pagamento di dazi e tariffe, sarebbero finalizzate prima di lasciare effettivamente il territorio britannico o irlandese. Per mantenere il principio fondamentale che Regno Unito e Unione europea sono liberi di avere sistemi normativi e regimi doganali distinti, Londra e Dublino renderebbero un reato penale l'esportazione attraverso il confine irlandese di merci che violano le rispettive normative.

Nel breve lasso di tempo dalla sua nomina, Boris Johnson è stato capace di trasformare il tono del negoziato. Da Biarritz, esce quasi una questione di semantica. Emmanuel Macron, notava Janet Daley, ha affermato con splendida sottigliezza filosofica che, dopo tutto, possono esserci modifiche all'accordo di recesso - ma che le modifiche non possono produrre un "nuovo" accordo. Così facendo ha sollevato un molto francese dilemma metafisico: quanti mattoni si possono sostituire in una casa prima che diventi una casa diversa? Il problema è che i leader dell'Unione europea si sono vincolati politicamente al principio che il Withdrawal Agreement è l'unico accordo possibile, anche se è stato respinto tre volte dal Parlamento britannico. Ma contemporaneamente temono che Londra prenda l'unica alternativa possibile e lasci senza alcun accordo. Il Piano May però conteneva un oltraggio per pagina. 39 miliardi di sterline di risarcimento. La giurisdizione della Corte di giustizia europea in Uk. L’obbligo dell’Uk di conformarsi al diritto Ue. Concessioni multiple in materia di pesca e di difesa. Bruxelles era andata all-in con Theresa alla ricerca del colpo gobbo, ma Boris ha visto il bluff ed ora ha la mano migliore. L’impressione è che alla fine tutto si risolverà se c’è il modo da salvare la faccia. Non male respondit, male enim prior ille rogarat.


Redazione Italia Atlantica

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