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5G e guerra dei dazi: due mine da disinnescare per rilanciare la cooperazione transatlantica

Britannia rules the waves. L’eterno ritorno è dunque cominciato. In queste ore, il Consiglio di Sicurezza Nazionale britannico presieduto dalla Premier Theresa May sembrerebbe aver dato parere favorevole alla partecipazione della multinazionale cinese Huawei allo sviluppo della rete 5G in Uk, anche se solo per quanto attiene a parti della rete considerate non "sensibili". La decisione si pone in continuità con un percorso avviato con l'utilizzo della tecnologia Huawei da parte di British Telecom e con il continuo monitoraggio avviato nel 2010 con l'istituzione del Huawei Cyber Security Evaluation Centre dove il Governo di Sua Maestà, per mezzo dell'intelligence, svolge controlli periodici per verificare che la tecnologia cinese non leda l'interesse nazionale britannico. Questa scelta ha dei risvolti relativi ai rapporti tra Londra e Washington. Nel momento in cui la spinta verso un nuovo ordine geopolitico basato sul G2 sta generando un'alta tensione tra l'Amministrazione USA e Pechino, Londra mostra di avere già chiara una strategia d’ingaggio verso la Cina. La scelta di Londra è determinata dalla volontà di mantenere inalterati i rapporti economici con Pechino in vista del post Brexit, senza indebolire il fronte dei Five Eyes (USA, UK, Canada, Australia e Nuova Zelanda) impegnato in una forte collaborazione di intelligence nel contrasto alle possibili ingerenze cinesi in settori di interesse nazionale e, in queste settimane, concentrato sul dialogo con i partners Europei (e della Nato) nell'intento di determinare un incremento del livello di guardia sul tema del 5G e della gestione delle informazioni sensibili. Ma è anche l’equilibrio, tra USA e UE, a risultare molto delicato in queste ore. Se le frizioni tra Londra e Washington possono essere limitate dal forte e consolidato orientamento alla sicurezza informativa sviluppato dall'intelligence britannica e dalla scelta di limitare la partecipazione di Huawei ad aspetti giudicati non sensibili, allo stesso tempo aumentano le richieste indirizzate a Bruxelles dall'amministrazione USA per fare si che l'UE vada oltre quanto espresso nel documento preparatorio del vertice UE-Cina. Le preoccupazioni dell'Amministrazione Trump sono rivolte ad esempio alla posizione di Berlino, espressa anche dall'Agenzia tedesca sulle Telecomunicazioni, secondo cui Huawei non potrà essere preventivamente esclusa dalle gare per la costruzione della rete 5G in Germania ma dovrà dimostrare di rispettare i requisiti di sicurezza richiesti. È proprio questo tema, ancora più che il pretesto relativo agli aiuti di stato concessi dall'UE ad Airbus, concorrente dell'Americana Boeing, ad aver riportato Washington e Bruxelles sull'orlo di una guerra commerciale con le dichiarazioni dell'amministrazione Trump sulla volontà di introdurre dazi per i beni provenienti da Paesi UE per oltre 11 miliardi di euro, e la risposta della Commissione Europea che ha diramato di una lista di beni americani pronti ad essere colpiti da dazi per circa 20 miliardi di euro. Sullo sfondo, ma neanche tanto sullo sfondo, è evidentemente il confronto, e lo scontro, tra due visioni alternative. Quella che ritiene che l'Europa debba aprirsi al progetto geo economico di Xi Jinping, la Belt and Road Initiative, creando una sempre maggiore integrazione nell'Eurasia, e quella che ritiene che la cooperazione Atlantica, commerciale, economica e politica, rappresenti ancora oggi il più importante elemento di stabilità e sviluppo in un contesto geopolitico in forte evoluzione, ma ancorato all’idea di Euroamerica. In quest'ottica sono un chiaro errore le fughe in avanti quale quella del Governo Italiano con la firma del memorandum sulla Belt and Road Initiative in un contesto di contrapposizione con Washington. Mentre sarà certamente importante che l'UE avvii subito i negoziati con Washington per scongiurare una escalation di dazi commerciali tra le due sponde dell'Atlantico. Da tempo, infatti, riteniamo che la ripresa del dialogo per la realizzazione del TTIP, troppo frettolosamente archiviato, o anche di una più moderna e ambiziosa partnership Atlantica rappresenti una importante condizione di sviluppo economico per l'Europa e per l'Italia che ha negli Stati Uniti il principale investitore estero ed uno dei più consolidati ed importanti partners commerciali.


Mario Angiolillo

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