Nel maggio scorso la nomina di Christine Lagarde alla guida della Banca Centrale Europea fu il male minore, negoziato da Emmanuel Macron nel pacchetto franco-tedesco concordato con Angela Merkel e Ursula von der Leyen. L'obiettivo del Presidente francese era evitare di mettere la BCE nelle mani del terribile Jens Weidmann, Governatore della Bundesbank, vero regista occulto del fronte rigorista anseatico, sostenitore dell'Europa a 2 velocità (Euro forte = zona Marco) ed acerrimo nemico di Mario Draghi per 7 lunghi anni all'Eurotower.
Viceversa Lagarde, come Draghi, ha sempre sostenuto dal Fondo Monetario Internazionale la necessità di politiche di bilancio espansive avendo la politica monetaria esaurito il proprio arsenale, con i tassi sottozero ed il bazooka utilizzato per riempire le banche di titoli di Stato anziché sostenere l'economia reale, il potere d'acquisto ed i consumi interni.
In Italia bisogna capire una volta per tutte -- ma c'è poco personale politico qualificato per farlo -- che la Francia (con la connivenza politica della kanzlerin Merkel, per questo criticata dai falchi tedeschi) si nasconde abilmente da sempre dietro all'Italia (+Spagna e Portogallo) per sforare il tetto del 3% al deficit e far galleggiare il debito pubblico attorno al 100% del PIL.
Per tale motivo nel 2017 gli "anseatici" respinsero duramente le proposte di Macron per una riforma più politica dell'Eurozona (Ministro delle Finanze europeo con potere di controllo sui bilanci nazionali, Fondo Europeo di Stabilità, attribuzione della funzione legislativa al Parlamento Europeo).
La verità è che l'Italia -- senza guida e piena di questi politici senza idee e con poca esperienza di mercati e Cancellerie internazionali -- è presa da 10 anni in un fuoco incrociato da tre parti: il "protettorato" interessato di Macron, il ringhio dei rigoristi, e le sassate di spread e agenzie di rating.