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La geopolitica di Macron, Brexit il calcio d'inizio all'autonomia strategica europea

Aggiornamento: 11 mar 2022

La campagna per le Prime Elezioni Mondiali continua senza esclusione di colpi. Nel mese che prelude all’anno zero del nuovo ordine mondiale, non si riscontra più neppure lo sforzo di salvare la forma. E’ accaduto così che proprio mentre Boris Johnson spiegava che le elezioni anticipate si sono rese necessarie in risposta alla paralisi del Parlamento, Donald Tusk ha rotto una lunga convenzione di non ingerenza negli affari interni degli Stati membri, e dato il suo appoggio, neanche tanto implicito, agli oppositori del Primo Ministro. In un accorato appello rivolto agli attivisti anti-Brexit “di continuare a combattere” nel mese prima che la Gran Bretagna vada alle urne, mossa che lo stesso Presidente uscente del Consiglio europeo ha apertamente ammesso essere non convenzionale, Tusk ha fatto un intervento preciso e mirato entrando nella campagna elettorale britannica con un messaggio di solidarietà a quanti sfidano i conservatori nelle aree a maggioranza Tory. Riflettendo sui suoi cinque anni nel ruolo di alto funzionario dell'Unione europea in un discorso al Collegio d’Europa di Bruges sulla vita della giornalista e filosofa Hannah Arendt, Tusk ha detto di sentirsi in grado di essere onesto sui suoi sentimenti. Ha dunque avvertito che lasciare l'UE avrebbe reso il Regno Unito una “potenza di seconda categoria”, aggiungendo che Brexit segnerà la “vera fine dell'Impero britannico”. Per questo, ha concluso, spera ancora in una revoca della notifica ex Art. 50, mentre il mondo si appresta ad assestarsi attorno ad un equilibrio tripolare tra gli USA, la Cina e l’UE, dal quale – a suo dire – l’UK sarebbe escluso.

Da Dublino il commissario designato al commercio, l’irlandese Phil Hogan ha dichiarato che i consumatori britannici si aspettano che il Regno Unito firmi le norme comunitarie in materia di lavoro, ambiente e sicurezza alimentare come parte dell’accordo di libero scambio per il quale Hogan sarà il negoziatore capo il prossimo anno. Facendo una previsione ottimistica sulla rapidità di conclusione dei negoziati commerciali, Hogan si è detto certo che l'UE sarà pronta alla stipula "prima del giorno di San Patrizio". Tuttavia, ha asserito che l’UK dovrà decidere all'inizio dei negoziati quali regole dell'UE sono disposti a sottoscrivere. Poco dopo, parlando a RTÉ News, Hogan si è anche dato la risposta: "I cittadini britannici chiederanno e si aspettano che il loro governo aderisca agli standard UE perché abbiamo gli standard più elevati al mondo".

Intanto, il Regno Unito ha confermato che non nominerà un commissario europeo “almeno fino a dopo le elezioni nazionali del 12 dicembre”. L'ambasciatore britannico presso l'UE Tim Barrow ha scritto in una lettera alla Commissione europea che la guida elettorale generale ufficiale dell'Ufficio di Gabinetto del Regno Unito stabilisce che il governo non presenta candidati per le nomine internazionali di alto livello, incluse quelle presso le istituzioni europee, durante il periodo elettorale. I leader dell'UE hanno ripetutamente chiesto Londra di scegliere un candidato e ne hanno fatto una condizione per la concessione di una proroga Brexit fino al 31 gennaio 2020, quando si sono incontrati il mese scorso - prima che i parlamentari di Westminster votassero a favore delle elezioni anticipate. Ma ora la decisione dell’UK di non presentare un commissario apre uno spinoso problema giuridico e solleva la possibilità di un ulteriore ritardo nell'insediamento della nuova Commissione Europea, ancora scossa dalla crisi nelle relazioni franco-tedesche conseguente al siluramento incrociato di Manfred Weber e Sylvie Goulard.

Ma la promessa di Boris Johnson di usare una maggioranza conservatrice per non trasformare Brexit nel giorno della marmotta ha creato un inatteso asse con Emmanuel Macron. Il Presidente francese condivide la riluttanza del Primo Ministro a vedere Westminster indulgere in una “overdose di ossessione politica e onanismo”. Macron considera Brexit l’opportunità per accelerare sulla sua visione di autonomia strategica europea. Dopo aver chiuso la porta dell’UE a Nord Macedonia e Albania, aver denunciato la morte cerebrale della NATO, e aperto alla linea Eurorussa per contenere l’ascesa della Cina, si è arroccato sulla posizione più dura su un’ulteriore proroga della data di divorzio anglo-europeo. "Adesso sono diventato il cattivo nella stanza", ha riconosciuto Macron nell'accogliere con favore la sua nuova reputazione: "Appoggio un ruolo di questo tipo perché ho già in mente il futuro". Ed è un futuro da antagonista dell’Anglosfera. Più Clemenceau che Lafayette.


Redazione Italia Atlantica

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