Jeremy Corbyn si è scelto un brutto cliente per fare politica di bassa cucina. Il leader del Labour ha tentato di strumentalizzare la visita di Donald Trump in UK in occasione del Summit NATO per manifestare inquietudine sui termini del futuro accordo commerciale post Brexit con gli USA. In un comizio elettorale a Leeds, Corbyn ha dichiarato che non ci sarebbe stato "nessun accordo" sotto un governo laburista se Washington, DC avesse insistito per includere il NHS nei negoziati commerciali. Il capo dell'opposizione è però apparso attaccarsi al fumo della pipa. Nel mese di giugno, Trump aveva detto: "Quando si tratta di commercio, tutto è sul tavolo delle trattative". Ma aprendo il vertice della NATO a Watford ha chiarito ai giornalisti: "Non so nemmeno da dove sono cominciate queste voci. Se ci consegnaste [l'NHS] su un piatto d'argento, non sapremmo cosa farcene". A stretto giro, anche i liberaldemocratici avevano giocato la stessa carta. Il portavoce per gli affari esteri Chuka Umunna aveva twittato: "Se Boris Johnson vince una maggioranza sarà così disperato per un accordo commerciale con Donald Trump che diventerà il suo barboncino". Ma il Primo Ministro ne ha approfittato per fare punti; ha confermato quanto scritto nel manifesto Tory e chiuso definitivamente il tema, privando le opposizioni di una formidabile arma di polemica elettorale. Lapidario, ha asserito: "Confermo che il NHS non sarà sul tavolo nel negoziato commerciale".
In settimana è venuto alla luce che Jean-Claude Juncker ha ignorato le riserve sul backstop sollevate dai commissari britannico e irlandese durante il negoziato Brexit. Il Telegraph ha rivelato i dettagli sin qui inediti di un consiglio di gabinetto a Bruxelles, nel corso del quale Sir Julian King e Phil Hogan, avevano entrambi spiegato a Juncker che le tensioni politiche intorno al confine irlandese non potevano essere superate da una soluzione legalistica come il backstop. Dublino e Londra avevano congiuntamente osservato che in Irlanda del Nord, le secolari divisioni tra la comunità cattolica e la comunità pretestante, finalmente normalizzate attraverso l'Accordo del Venerdì Santo, riflettevano profondi problemi storici che non potevano essere tradotti in un testo giuridico dell'UE. Sir Julian, ex ambasciatore britannico in Irlanda, aveva predetto a Juncker e al negoziatore capo Michel Barnier che i lealisti del DUP avrebbero affossato il backstop, ma ciò nonostante Bruxelles ha spinto per farne un tema centrale dell'accordo inizialmente stipulato con Theresa May e respinto tre volte in Aula a Westminster.
Dublino comunque perderà il suo "accesso privilegiato" ai negoziati sul futuro accordo commerciale tra UK e UE. L'Irlanda è stata al centro dei tre anni di negoziato Brexit, essendo l'unico paese dell'Unione che condivide un confine terrestre con il Regno Unito. Da allora i leader dell'Unione europea hanno insistito sul fatto che un accordo di recesso non sarebbe stato possibile senza l'approvazione del governo irlandese, che si è espresso sempre contro il ritorno di una frontiera sull'isola di smeraldo. Tuttavia, secondo una nota riservata circolata a novembre tra i ministri dal vice primo ministro Simon Coveney, l'accesso dell'Irlanda alle delegazioni negoziali sarà più limitato quando inizieranno i negoziati sui futuri rapporti commerciali.
Sul punto, i leader dell'UE hanno deciso che sarà Bruxelles a fare la proposta d'apertura subito dopo l'uscita dell'UK. Il senso di urgenza da parte delle cancellerie europee sottolinea il poco tempo a disposizione delle parti per stipulare un accordo commerciale prima della scadenza del periodo di transizione, il 31 dicembre 2020. BoJo ha escluso ogni proroga del periodo di transizione che mantiene Londra nell'unione doganale e nel mercato unico dell'UE, aumentando la prospettiva di un nuovo rischio "no-deal" per questa stessa data l'anno prossimo.
Redazione Italia Atlantica
Comments