La questione ora non è più se ma quando. Il conto alla rovescia è iniziato, e per la maggioranza di governo grilloleghista sembra essere suonata la campana dell’ultimo giro. Quanto recentemente riportato da Luigi Bisignani sul Tempo conferma un auspicio da tempo in circolo nelle cancellerie internazionali. Davanti ai problemi di intesa con l’Amministrazione Usa e al peggioramento della congiuntura economica, il Presidente Sergio Mattarella starebbe contemplando di giocare la carta Mario Draghi.
Il problema incombente è la politica internazionale. Esistono al momento troppi fronti di incomprensione con Washington, DC. Il MoU con la Cina ha creato tensioni trasversali nel governo Usa. Garret Marquis, il portavoce del Nsc, aveva spiegato che “funzionari degli Usa a più livelli hanno parlato pubblicamente delle preoccupazioni americane relative alla diplomazia infrastrutturale cinese e agli effetti negativi che questi sforzi potrebbero avere sulla trasparenza, sulla sana gestione fiscale e sulla buona governance economica in tutto il mondo”. Poi, davanti alla Commissione Stanziamenti del Congresso, Mike Pompeo ha espresso la manifesta contrarietà Usa verso l’adesione italiana alla BRI, chiarendone i contorni politici: “sul momento può sembrare positivo – ha detto il Segretario di Stato – si pensa di poter comprare un prodotto conveniente o costruire un’infrastruttura low cost, ma alla fine ci sarà da pagare un costo politico che supererà il valore economico”.
A stretto giro, dagli uffici di John Bolton sono arrivati segnali inequivoci di distanza sul dossier Venezuela. L’Italia, come noto, non riconosce la legittimità del governo ad interim di Juan Guaidò nominato secondo l'art. 233 della Costituzione venezuelana e prontamente riconosciuto dagli Usa e dai Paesi alleati. La maggioranza politica continua a mantenersi obliqua nonostante le ingerenze russe e cinesi su Nicolàs Maduro; Mosca e Pechino hanno inviato truppe e materiale bellico a Caracas. E’ presumibile che proprio il Consigliere per la sicurezza nazionale abbia chiesto a Luigi Di Maio di compiere il passo formale in favore di Guaidò, ma tale passo non è mai stato fatto.
Da ultimo, il Segretario al Commercio Wilbur Ross ha ribadito l’opportunità di ridurre la dipendenza energetica europea dalla Russia. Ma anche sul dossier energia, Roma pare andare in una direzione incomprensibile. I 5S contestano sia la realizzazione del Tap, il gasdotto progettato per unire i giacimenti di gas naturale del Mar Caspio con Melendugno, in Puglia, che il terminale a Otranto, sempre in Puglia, di EastMed, l’infrastruttura sottomarina di trasporto per il petrolio e gas estratti dal giacimento Leviatano, al largo della costa di Israele.
Con queste premesse, nel 70° anniversario della Nato, l’Ambasciatore in Italia Lewis Eisenberg ha dovuto esplicitare in una lettera aperta al Corriere della sera l’attualità dell’Atlantismo, rilevando i rischi geopolitici, militari ed economici posti da Cina e Russia nel crescente Nuovo (Dis)Ordine Mondiale. Secondo Corrado de Rinaldis Saponaro, segretario nazionale del filoamericano Pri, “l'Italia, collocata al crocevia del nodo Orientale e avamposto nel Mediterraneo del nodo meridionale, appare incapace di comprendere il proprio delicato ruolo geopolitico”.
Il problema imminente è l’economia. Mentre gli Usa stanno accumulando elevati livelli di deficit fiscali, la Cina sta lanciando politiche lasche sia sul fronte fiscale che del credito. Se dovessero, di conseguenza, emergere tensioni sui mercati finanziari, le scelte dei populisti in Italia potrebbero innescare dinamiche del debito insostenibili per l’Euro. Il FMI ha ancora una volta lanciato l’allarme: il doom loop ancora irrisolto tra debito pubblico e banche, stante la mancanza di strumenti di condivisione del rischio, può pregiudicare la tenuta dell’Unione monetaria. Senza il paracadute del QE, il temuto effetto contagio rende l’Italia un fattore di stress per l’Eurozona.
I temi di confronto sono dunque molti e non gestibili con formule ideologiche né tantomeno senza concertazione multilaterale. Da questo punto di vista, il crescente isolamento internazionale dell’Italia è preoccupante, così come l’apparente mancanza di un rapporto di fiducia tra la maggioranza di governo e i mercati.
I comportamenti incoerenti in politica estera non danno un colpo al cerchio e uno alla botte, ma un solo fragoroso colpo alla affidabilità internazionale del Paese. Contemporaneamente, la mancanza di credenziali economiche riduce la credibilità delle riforme strutturali. Mentre il mondo cerca un nuovo punto di caduta attorno all’equilibrio del G2, l’Italia ha necessità di un allineamento inequivoco con l’America. “Ma – rileva l’ex Vice Presidente Alde Nicolò Rinaldi – le credenziali Atlantiche non si improvvisano. Se non se ne condividono i valori le dichiarazioni di amicizia pro forma verso l'America rischiano di riempire lo spazio tra Roma e Washington, DC solo di rauca diffidenza”. Per Sergio Vento, già Ambasciatore italiano in Usa e Presidente di Italia Atlantica, il governatore della Bce è la soluzione giusta per arginare la tempesta perfetta. “Mario Draghi capisce la complessità dell’incrocio tra dossier economici ed equilibri geopolitici ed è dunque il profilo più dotato di competenza e prestigio personale, per gestire l’economia e ricostruire la credibilità internazionale dell’Italia”. In un editoriale recente Angelo Panebianco ravvisava la necessità di un leader per ricostruire l’area centrista filoamericana. La ricerca potrebbe essere già finita. Plurimum in amicitia amicorum ben suadentium valeat auctoritas.
Redazione Italia Atlantica
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