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Osaka, prove tecniche di distensione. Trump e Xi Jinping verso la tregua su dazi ma non sul 5G

Il vertice bilaterale tra Donald Trump e Xi Jinping, tenutosi in occasione del G20 di Osaka, ha rassenerato gli animi. Il conflitto commerciale tra U.S.A. e Cina non diventerà guerra nucleare. A breve, le delegazioni commerciali delle due parti torneranno ad incontrarsi per entrare nei dettagli di un accordo che potrebbe essere qualcosa in più di una semplice tregua. Il possibile accordo abbraccia due ambiti di primaria importanza nelle relazioni tra le parti e più in generale negli equilibri geo-politici e geo-economici.

Il primo riguarda l’escalation dei dazi commerciali che sembrava essere ormai inevitabile dopo che il Potus aveva dichiarato di essere pronto ad estendere i dazi su altri 300 mld di dollari di import cinese, scatenando la reazione di Xi Jinping pronto a rispondere con l’introduzione di ulteriori dazi per circa 60 mld da sommarsi agli oltre 100 mld già applicati sui prodotti U.S.A.

La possibile distensione tra i due colossi rappresenta una notizia positiva per i mercati, poiché la sola prospettiva di una nuova crisi commerciale aveva nelle scorse settimane fatto sentire i propri effetti negativi sulle principali Borse mondiali.

Bisogna però rilevare che se da un lato le diplomazie erano già da tempo al lavoro per scongiurare questa escalation, nella reciproca consapevolezza che la cooperazione commerciale porterebbe mutui vantaggi mentre lo scontro vedrebbe tutti sconfitti, d’altra parte la posizione di Washington ha avuto l’effetto, voluto, di accendere con maggior vigore i riflettori sulla necessità che anche Pechino si uniformi completamente alle regole del commercio mondiale, rafforzando quanto più volte segnalato dall’U.S. International Trade Commission, l’istituto di vigilanza sulla correttezza negli scambi commerciali, in merito al dumping dei prodotti cinesi sul mercato U.S.A. e sui principali mercati globali, e spingendosi fino a richiedere con forza una radicale riforma del WTO per rendere questa organizzazione più efficace ed incisiva nella risoluzione delle controversie commerciali internazionali secondo punto della possibile intesa riguarda l’apertura manifestata dal Presidente U.S.A. alla possibilità che le aziende hi-tech statunitensi possano continuare a vendere i propri prodotti alla cinese Huawei pur non rimuovendo quest’ultima dalla propria black list.

In questo modo l’amministrazione U.S.A., oltre che a fornire un segnale distensivo per la ripresa dei negoziati, ha allo stesso tempo teso una mano a quelle aziende statunitensi, Intel in testa, che esportano in Cina.

Da mesi è infatti proprio questo il principale terreno di scontro tra Washington e Pechino, un terreno di scontro che ha avuto diversi riverberi anche in Europa.

L’attenzione di Washington è infatti fortemente focalizzata sul tema della gestione delle informazioni sensibili nei Paesi che ospitano basi Nato e sui rischi che comporterebbe l’apertura alla cinese Huawei nelle fasi di implementazione della rete 5G in questi Paesi, fino a paventare di interrompere la condivisione di informazioni di intelligence con quegli alleati che dovessero aprire all’azienda di Shenzhen, e spingendo fortemente fino alla convocazione della Conferenza di Praga in cui 32 governi si sono confrontati sulla necessità di individuare policy condivise e coordinate in termini di tutela delle informazioni sensibili fino a valutare delle variazioni sostanziali nelle proprie catene di fornitura in campo tecnologico.

Sia il confronto in ambito commerciale che quello in campo tecnologico rappresentano due tasselli del confronto globale tra Washington e Pechino e della forte diffidenza con cui l’amministrazione U.S.A. guarda alla Belt and Road Initiative, il progetto geopolitico di Xi Jinping.

È per questi motivi che il vertice di Osaka, pur positivo per quanto attiene alla ripresa dei negoziati commerciali, rappresenta verosimilmente solo uno step di un confronto tra le due potenze che sul terreno commerciale, ma non solo, è per ora destinato a continuare.


Mario Angiolillo

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