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What it means to be liberal…

Aggiornamento: 16 lug 2023






Liberale oggi è perlopiù un aggettivo. E’ di certo sinonimo di individualismo radicale (come nel movimento Tea Party); così come molte sono state le deviazioni politiche del liberalismo verso il socialismo, il comunitarismo, il nazionalismo, la democrazia.

E’ però certo che noi liberali condividiamo le radici del pensiero liberale che si diramano nella cultura classica, nell’illuminismo e nella morale, quel processo di scelta dell’individuo e della collettività tra ciò che è bene e ciò che è male. E, di certo, il liberismo richiede pur sempre una buona dose di pluralismo e di conflitto sociale, perché determinare la maggioranza significa esclusivamente trasformare la società (democraticamente) quando certe gerarchie, certamente populiste, sono stabilite al vertice del potere deliberativo.

Il liberismo riconosce invece il potere degli agenti della democratizzazione in coloro che impiegano i propri diritti civili proprio per evitare che le regole della maggioranza populista diventino l'unico strumento di potere che, secondo benevolenza (nel breve periodo) e repressione (nel lungo periodo), sarà capace di garantire il posizionamento dei lideres maximos - coloro i quali, raggiunta una posizione politica, mireranno con forza alla loro preservazione.

Seguendo simili convinzioni, liberalismo significa allora pluralismo ed alternanza delle cariche, perché è evidente come la posta in gioco nel pensiero liberale sia la preservazione di un sano conflitto politico democratico.

Riconoscere cosa sia in effetti il liberalismo oggi (più che ieri) è dunque una questione di coerenza e di progettualità; individuare ad esempio quali siano gli elementi che costituiscono la morale liberale consiste anzitutto nell’assumere consapevolezza del fatto che nella storia politica simili valori siano riscontrabili inequivocabilmente nell’identità di territorio. Una consapevolezza che impegna, in sintesi, ogni liberale a dover ricercare una necessaria sincronia tra la storia del pensiero repubblicano con il liberalismo moderno.

Il pensiero di un illustre filosofo moderno, il prof. Michael Walzer, è illuminante in tal senso. Per Walzer essere liberale consiste nel riconoscere come l’aggettivo liberale sia certamente ricco di significati e che ognuno di essi abbia una propria peculiarità. Tra questi, egli annovera la limitazione del potere, l’apertura, la difesa dei diritti individuali, la possibilità di opposizione e di accoglienza degli stranieri. Ma liberismo, sempre secondo Walzer, è anche sinonimo di "concerto di nazioni", un’espressione dinamica riassumibile nella volontà di voler persegue la pluralità dell'Io collettivo, attraverso l'idea di una società che non abbia da essere perfetta ma "almeno decente", senza umiliare.

Tra i valori del liberalismo moderno non possono pertanto che riconoscersi anzitutto quello di nazione, molto diffuso tra nazionalisti ed internazionalisti liberali, quello contenuto nella magna carta dei doveri dell'Uomo, radicati certamente nell’esperienza repubblicana mazziniana che sorreggono sin dalla radice il liberalismo moderno europeo, fino ai valori civili, peraltro assai dibattuti nel divenire moderno del nuovo liberalismo democratico.

Di certo tutte le esperienze liberali dovrebbero convergere nell’uomo moderno verso la costruzione di una morale liberale. Ad esempio, nel suo saggio Walzer ricorda che, oltre al dilagante scenario “woke” in corso negli Stati Uniti, esisterebbe attualmente un’ulteriore necessità, ovverosia quella di dover legare al liberalismo il concetto di nazionalismo “positivo”: infatti per il filosofo «il nazionalista liberale è qualcuno che riconosce la legittimità e il diritto all’autodeterminazione delle altre nazioni, che è in grado di universalizzare l’idea stessa di autodeterminazione, ovvero che ognuno può scegliere da sé come governarsi». Una lettura che andrebbe oggi di pari passo con il più profondo ed insistente processo di de-globalizzazione. Dunque le necessità di autodeterminazione del cittadino glocale oggi avrebbero più a che vedere con una sfida che, in realtà, sembra essere la più ambiziosa: quella che vedrebbe il pensiero liberale trovare nuovo fermento nel demos - nel popolo – soprattutto alla luce delle crisi geopolitiche in atto. Il dibattito aperto sull'identità liberale riaccende infatti le critiche sulla morale che ebbero e tuttora hanno a che fare con temi concreti come l'idea di guerra giusta e guerra ingiusta che la questione Ucraina incarna appieno, ragion per cui al liberale viene chiesto anzitutto di affermare la propria neutralità e solo successivamente di dover esprimere i bisogni propri di pluralismo politico e culturale, fino da dover riconoscere la necessità di un governo globale coesistente con gli Stati-nazione.

E’ questo il problema dell’empowerment liberale, perché essere liberale significa dare anche un’interpretazione dei valori propri di una società affinché sia l’idea di comunità e conflitto a garantire pluralismo, appartenenza, così come anche d’interventismo, una volta delineati i confini della giustizia e dell'ingiustizia. Di certo il liberale moderno è relativista in quanto deve affrontare una questione non comune negli altri orientamenti politici che consiste nel trovare, individuare, quale sia il potere politico concretamente in atto una volta esasperate le necessità democratiche dal dilagare dei populismi con varie ambizioni. Ebbene proprio questa ricerca rappresenta il vero e proprio atto di difesa della democrazia che il liberale pone in essere, una precondizione della cittadinanza e del pluralismo, necessario per la costruzione di una comunità politica. E' così chiaro che pensare ad esempio e più in generale alla Giustizia in termini globali ed universali sia davvero una questione liberale, poiché la comunità politica è un bene sociale e, pertanto, deve essere difesa.

Abbiamo ragione di credere, pertanto, che liberale, ora come termine sostantivo, consista in primis nell’assumere un’obbligazione politica nel contrattualismo moderno, capace di attivarsi autonomamente tra populismi e nazionalismi, al fine di alimentare, specie ove compromesso, quel necessario conflitto perenne tra forze autoritarie ed evitare una guerra di posizione politica; un'obbligazione che certamente identifica la morale liberale come un processo, un meccanismo di autodifesa collettiva contro ogni socialismo illiberale.


Angelo Mucci

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